Una pandemia come quella che stiamo ancora attraversando, rientra in quegli eventi impossibili da prevedere. Un “Cigno Nero”, ipotizzabile certo, ma assolutamente non preventivabile nella tempistica e nelle molteplici e gravi conseguenze. Le categorie che hanno legittimamente evidenziato i problemi specifici che le riguardano, sono molteplici e nessuna di esse è stata colpita in modo leggero. L’occhio attento di chi è in grado di andare oltre l’aspetto esclusivamente economico si è rivolto verso soggetti poco rappresentati sindacalmente e mediaticamente, ma che presentano un’intrinseca fragilità: gli anziani, in particolare i cosiddetti over 80 e i giovanissimi, sopratutto gli under 14, per aspetti di diversa natura. Noi ci vogliamo occupare di questi ultimi, il loro disagio è attestato giorno dopo giorno dalle testimonianze raccolte tra chi dei bambini si occupa quotidianamente come le madri e le maestre della scuola primaria.
Un processo di riavvicinamento alla “normalità”, per quanto riguarda i bambini, deve partire necessariamente da una sfera fondamentale del loro percorso di crescita: la motricità.

Non lo diciamo solo in quanto esperti del movimento, gli ultimi decenni hanno visto i servizi sanitari di molti paesi, concentrarsi sull’obesità infantile e adolescenziale perché innegabilmente costituisce una realtà preoccupante e di difficile gestione clinica. È una sindrome che si caratterizza per l’elevata prevalenza e la comparsa di ulteriori complicanze come il diabete, l’ipertensione, le dislipidemie e i disturbi alimentari.
Oggi si assiste ad un paradosso: l’emergenza sanitaria dovuta al COVID 19, sta aprendo un’autostrada a tutte le patologie da carenza di movimento. Per proteggere tutti dal COVID spediamo i più piccoli nell’isolamento casalingo, giudicando tutto ciò come un male minore rispetto ad altri pericoli. Occorre chiaramente affidarsi alla scienza, un anno di convivenza con la pandemia ci ha permesso di rafforzare alcune acquisizioni, come ribadito dalle indicazioni ministeriali (http://www.salute.gov.it/portale/nuovocoronavirus/dettaglioContenutiNuovoCoronavirus.jsp?lingua=italiano&id=5413&area=nuovoCoronavirus&menu=vuoto):

I bambini e i giovani sotto i 20 anni, oltre ad essere molto spesso asintomatici, hanno una suscettibilità all’infezione pari al 50% rispetto a chi ha più di 20 anni (ricerca pubblicata nel giugno 2020 su Nature Medicine). Lo studio ha indagato i modelli di trasmissione del Covid-19 sulla base dei dati provenienti da 6 paesi, inclusa l’Italia e l’Istituto Superiore di Sanità nel Report Iss-Covid (Indicazioni ad interim per gravidanza, parto, allattamento e cura dei piccolissimi di 0-2 anni in risposta all’emergenza COVID-19) ha evidenziato che nei bambini l’infezione si manifesta con quadri clinici molto meno severi, con una buona prognosi e una letalità decisamente inferiore1.
Queste acquisizioni suggeriscono una semplice considerazione: far vivere i nostri giovanissimi, per “proteggerli”, in una condizione simile a quella degli anziani più fragili, li predispone a diventare a loro volta degli adulti labili, ma sopratutto fa di loro le vittime predestinate di tutte quelle patologie già citate, scongiurabili solo attraverso una condizione infantile che privilegia una pratica motoria ricorrente.
Se però diamo uno sguardo ai vari decreti di questo ultimo anno ci accorgiamo che l’attività motoria è possibile perfino in zona rossa, ma non per i più piccoli. La norma risente di un difetto di impostazione che è poi il “peccato originale” dello sport giovanile: la gabbia delle tipologie di sport. Come se un allenatore di Arti Marziali o di altri sport di contatto, non abbia la possibilità di adeguare le proprie proposte alle misure preventive e disponga di un repertorio povero di proposte, composto solo dalle tecniche specifiche della disciplina sportiva di riferimento. Con forza diciamo: fateci vedere i parchi delle città pullulanti di bimbi e adolescenti che giocano, che rispettano le regole del distanziamento, della detersione e della protezione, oltre quelle dello sport, aiutati da insegnanti competenti e sensibili. Diamo ai più piccoli l’opportunità di regalare a se stessi e a noi tutti la gioia di vivere, oltre a una ragione in più per combattere il virus. Le scuole provano a riaprire, non arrendiamoci al primo rimbalzo nei contagi, troviamo il coraggio di restituire il gioco ai nostri piccoli, regaliamoci una primavera e poi un’estate con tutti colori che da sempre le caratterizzano, la scienza lo raccomanda, il buon senso lo consiglia, i nostri figli e nipoti lo implorano.
1 Lo studio “Medicina di genere e Covid-19” – redatto dai referenti del tavolo IRCCS Medicina di Genere – COVID-19 coordinato dal ministero della Salute, ha evidenziato che in Italia solo circa l’1% dei casi positivi ha compiuto 18 anni. Nella popolazione pediatrica, SARS-CoV-2 non induce generalmente conseguenze gravi, in secondo luogo, i bambini/e sono esposti ad altri virus respiratori e ai virus dell’influenza A e B, con conseguente aumento dei livelli sierici di anticorpi che potrebbero favorire una forma di protezione.
Francesco Marcello