Professione Cronista: le imprese sportive tra epica e disincanto – Incontro a tutto campo con Vanni Loriga e Nicola Pisu – a cura di Franco Marcello – Gavino Piga – Pietro Serra.
Venerdì 23 febbraio ore 9 – 11 Auditorium del Convitto Nazionale Vittorio Emanuele II di Cagliari –
La comunicazione è una prerogativa che caratterizza in modo significativo l’evoluzione culturale dell’uomo. La socializzazione rappresenta un fattore essenziale per la qualità della vita, e lo scambio di messaggi è sintomo inequivocabile di vivacità intellettuale. La scoperta dei neuroni specchio (mirror neurons) avvenuta “casualmente” agli inizi degli anni Novanta del Novecento in una esperienza di laboratorio, detti anche monkey-see monkey-do, localizzati nella superficie esterna dei lobi frontali e di quelli parietali, e più precisamente, nel settore ventrale della corteccia premotoria della scimmia, e ritrovati poi nell’uomo, ha consentito a Giacomo Rizzolatti, insieme al suo gruppo di ricerca dell’Università di Parma, di dare alla conoscenza della mente un fondamento di tipo neurobiologico. I neuroni specchio sono cellule che diventano attive quando un’azione compiuta da un altro fa “risuonare” in chi osserva l’azione la stessa risposta neuronale come se lui stesso agisse in quel momento.
Dunque la proprietà principale di questi neuroni è di rispondere, attivandosi, sia quando siamo noi ad eseguire un’azione, sia quando osserviamo le stesse azioni compiute da altri.
Si tratta, dunque, di neuroni che hanno funzioni sia sensoriali che motorie e che fanno pensare, se riferite all’uomo, ad un rapporto più diretto tra attività motoria e attività linguistica, fino a far ritenere che l’attività linguistica sia legata all’attività motoria.
È una scoperta che ha permesso di comprendere le chiavi fisiologiche dell’empatia e ha fornito alcune risposte importanti in relazione all’evoluzione del nostro comportamento nel corso dei millenni.
I banditori del medio evo sono stati i primi cronisti che si sono assunti il compito di informare. Nel Medioevo, il banditore diffondeva le notizie in modo capillare e molto veloce. Iniziava il suo bando cominciando dai quartieri più popolati e nelle ore in cui era probabile la presenza della gente. Il banditore dell’epoca assumeva un ruolo indispensabile, data la mancanza di qualunque mezzo di informazione. Molte persone usufruivano di questo servizio, venditori di stoffe, ambulanti e commercianti, i quali promuovevano le loro merci tramite il banditore. Spesso il rivenditore pagava il banditore in natura, con frutta, verdura, pesce o con altri generi che egli aveva pubblicizzato.
Tra il IX e X secolo il banditore aveva il compito di citatore ma anche di esecutore delle sentenze, e talvolta fungeva anche da poliziotto e da carceriere. Nei tornei dei comuni, il banditore assumeva l’incarico di organizzatore della manifestazione.
La divulgazione era spesso, anche in quei frangenti, politicamente guidata: “il popolo non deve sapere tutto, il popolo non deve sapere ciò che può diventare pericoloso per chi comanda”. Ha dunque radici antiche il primo problema etico per chi informa: completezza dell’informazione, autonomia e rispetto della verità dei fatti.
Tornando ai nostri giorni, e mantenendo la nostra attenzione sul fenomeno sportivo che è quello che maggiormente ha guidato la nostra attenzione, dobbiamo partire da un dato evidente: lo sport è parte essenziale dell’informazione, non c’è un quotidiano senza pagina sportiva sia nel formato cartaceo che in quello televisivo o digitale. L’interesse comune sugli eventi sportivi è alto nonostante si tratti, in tutta evidenza, di eventi apparentemente avulsi dalla vita vera. Fatta questa premessa, se lo sport fosse rimasto alieno da ogni strumentalizzazione e contaminazione politica ed economica, forse pochi si sarebbero stupiti, così evidentemente non è stato. L’evoluzione organizzativa che lo sport si è dato nel tempo lo ha pian piano trasfigurato e il conseguente processo di secolarizzazione ha finito per legare il suo destino alla politica. I meccanismi che regolano le leadership in ambito sportivo seguono le stesse dinamiche a cui il mondo politico ci ha abituati.
Raccontare lo sport con animo puro, descrivere le gesta di un atleta moderno come fosse un eroe di antica memoria, come ha fatto Omero nell’Iliade, è stata ed è una prerogativa del giornalismo sportivo moderno, che ha contribuito a far lievitare la passione popolare per lo sport.
Anche l’uso delle immagini non è un fenomeno esclusivo dell’era moderna, le gesta e gli scontri tra gladiatori nell’arena o nel Colosseo sono state rappresentate attraverso i graffiti e, grazie agli scavi che hanno riportato alla luce i resti dell’antica Roma, fissate per sempre.
Su youtube è possibile rivedere le immagini dell’Olimpiade romana, a detta di molti l’ultima vera grande Olimpiade, sono immagini realizzate dall’istituto Luce e la retorica che oggi notiamo in ogni commento, all’epoca passava inosservata e pareva anzi del tutto commisurata alla descrizione epica di quegli eventi.
Il giornalismo sportivo si è dunque nutrito a piene mani di quell’enfasi narrativa che ci ha permesso di amare incondizionatamente lo sport e i suoi interpreti.
È stata questa la scuola dei grandi cronisti della carta stampata e del video, il disincanto odierno, la consapevolezza degli interessi in gioco, il dilagare del doping e degli intrighi ci hanno regalato un distacco e un disincanto che non ha più niente di poetico, ma le qualità di un cronista, la sua correttezza, l’obiettività, la competenza tecnica, il saper raccontare le persone oltre gli eventi, rimangono le caratteristiche fondamentali di un mestiere affascinante che vogliamo raccontare agli alunni del Liceo Scientifico Sportivo del Convitto Nazionale Vittorio Emanuele II di Cagliari, avvalendoci di due testimonial d’eccezione: Vanni Loriga e Nicola Pisu.
