Sono tanti, una lista interminabile, gli atleti dopati che hanno ripreso a gareggiare dopo aver scontato la squalifica. Le regole sono queste e chi sbaglia, dopo aver pagato il debito con la giustizia sportiva, deve poter riprendere l’attività. È sempre successo, in ogni parte del mondo e nessuno si è mai indignato, neppure quando era forte il sospetto che il ritorno alle gare non fosse caratterizzato da reale pentimento ma solo da maggiore attenzione a “non farsi beccare di nuovo”, ad eludere o a rendere “inoffensivi” i controlli. Può non piacere a qualcuno, forse a molti, ma in uno stato di diritto le pene, non solo in ambito sportivo, sono concepite come l’inizio di un percorso riabilitativo. È questa una delle differenze sostanziali tra le democrazie e le dittature.
Le affermazioni “giustizialiste” di Tamberi hanno suscitato atteggiamenti contrastanti, anche se in molti non credono siano frutto di un ragionamento autonomo. Probabilmente ha ragione Sandro Donati che, commentando ai microfoni di Radio Capital l’attacco del saltatore azzurro, campione mondiale indoor a Portland, nei confronti di Scwatzer (“Sei una vergogna in Nazionale, non ti vogliamo“), ha affermato: “Alex è una persona che ha sbagliato, che ha sofferto tantissimo per il suo errore, giustamente. Non gli è stato concesso un solo giorno di sconto sulla sua squalifica e va bene così. Si è messo nelle mani di un allenatore come me che non gli avrebbe fatto sconti e da quando ho cominciato a seguirlo è stato sottoposto a una raffica di controlli. Altri controlli li ha fatti la Iaaf e il Coni. Una media di uno ogni 6-7 giorni. A questo punto ci vuole rispetto e quindi direi che questo attacco qualifica chi lo fa e chi lo ha provocato. I regolamenti sono stati perfettamente rispettati, Alex oggi finisce di pagare il suo conto con questa lunghissima squalifica, quindi è assolutamente idoneo per poter tornare alle gare. Dà tutte le garanzie sulla sua pulizia, nel corso dell’allenamento è stato monitorato dai responsabili della Federazione. Ora basta, che altro bisogna fare? Qui non abbiamo eliminato solo il doping e questo è ovvio, Alex ha eliminato integratori, anti-asmatici per un’asma che non aveva, tutte cose che prima venivano concesse da gente compiacente che gli stava intorno e quindi ho l’impressione che questo dia fastidio. È una storia di rottura, un’atletica vera, pulita, che dimostra di saper ottenere dei risultati. È questo che dà fastidio a persone che sono vissute nella corruzione“. Infine Donati spiega che Alex non ha animosità nei confronti di Tamberi. “A me, prosegue Donati, Tamberi sta simpatico e faccio il tifo per lui perché lo vedo come un atleta vero. Un grande campione in un’atletica che ha una storia di doping pazzesca e quindi non ho remore verso di lui. Considero la sua esternazione l’errore di un giovane, punto e basta“.
Personalmente mi sento di aggiungere una considerazione: se Scwatzer si è rivolto a Donati è perché non aveva mai avvertito tanta solitudine, lui isolato dall’atletica dopo la positività ha trovato appoggio solo nell’uomo che la stessa atletica aveva isolato perché combatteva il doping. Trovo stonate anche le affermazioni della maratoneta azzurra Valeria Straneo relativamente al messaggio ai più giovani che secondo lei è: “puoi barare quanto ti pare, tanto ti riabilitano. Alex ha fatto male a se stesso, a Carolina Kostner e a tutta l’atletica”. Per me il messaggio è un altro: “se sbagli paghi, anche duramente, ma se sei in grado di ripartire senza più commettere gli errori del passato, fortemente convinto che la tua strada precedente era sbagliata, sono disposto a darti una chance”. È sicuramente vero che Scwatzer ha fatto del male a se stesso e ai valori dello sport, ma Carolina Kostner, con il suo silenzio, non ha fatto il bene di nessuno, ne di Alex, ne dello sport, ne di se stessa.
F.M.