Se ci lasciamo andare, una sottile ma invasiva vena di pessimismo potrebbe attanagliarci togliendoci il fiato. Professionalità, competenze disciplinari, motivazione all’aggiornamento, alla sperimentazione e alla ricerca mirata, sono peculiarità che vorremmo appartenessero, almeno in parte, alla nostra categoria e a ciascuno di noi, ma spesso scopriamo un disinteresse che ci deprime, una lontananza desolante, un’indifferenza inquietante. Che fare? A ragionarci su dovremmo sottolineare il fatto che poche altre attività si disegnano intorno ai nostri curricoli culturali e professionali in maniera così pertinente come accade per il processo valutativo. Valutare, valutare bene, con rigore, soddisfacendo i criteri di validità interna ed esterna, rispettando le esigenze di costrutto e la condivisione degli obiettivi, è prassi qualificante per la nostra professione. Lo è in modo chiaro e inequivocabile, nessun’altra performance è altrattanto misurabile, così evidente e paradigmatica come una performance motoria. Rivendicare questa singolarità non vuole essere un atto autoreferenziale, ma semplicemente un invito alla riflessione. Non siamo interessati a invettive nei confronti di mondi paralleli al nostro, siamo più che mai consapevoli che il saper fare di un operatore qualificato del movimento non scaturirà mai dai percorsi formativi delle Università. È una constatazione questa che riguarda tutto il mondo del lavoro, sopratutto ai livelli più alti, le esperienze significative conquistate sul campo sono prioritarie, la professionalità non si costruisce con gli abbracci accademici ma con la produzione. Riappropiarci della valutazione e dei suoi metodi, non significa agognare certezze, al contrario vuol dire essere curiosi, mettere continuamente in discussione ogni convinzione, una teoria che non può venir confutata da nessun evento non è scientifica, affermava Karl Popper, il quale sottolineava che ogni traguardo è in realtà un dato provvisorio.

A proposito di valutazione un bell’esempio di monitaraggio sistematico dell’attività svolta è quello che sta fornendo Alessandro Donati con Alex Scwatzer, tutto è rigorosamente documentato, l’unica variabile imprevedibile sono i controlli antidoping, assolutamente a sorpresa. È così che vorremmo fosse regolamentata tutta l’attività sportiva di vertice, costa troppo? Restituire credibilità allo sport, ecco un’impresa che non ha prezzo.
Francesco Marcello