Questa intervista a cura della collega Claudia Morani, risale a quasi un anno fa, Le resistenze dell’intervistato hanno fatto si che il tempo passasse rischiando di perdere tutta l’attualità che le sue risposte contengono.
Quando mi è stato affidato l’incarico di compilare una scheda di presentazione del prof. Francesco Marcello, ho preso tempo per capire quanto sarebbe stata complessa l’operazione. Mi sono inizialmente affidata a Google: leggendo i vari riferimenti mi è venuto spontaneo pensare che esistessero diverse omonimie. Scartati i più improbabili: avvocati, medici, giudici e pregiudicati, restavano da verificare le informazioni relative alle figure di docente, dirigente sportivo, narratore, organizzatore di eventi, allenatore e scoprire infine che queste ultime, il nostro le ha incarnate tutte. Sul sito nazionale del CONI è disponibile un CV non proprio aggiornato, così come sul sito dell’ASSEM Sardegna. L’ho sfogliato e mi sono trovata di fronte ad un Curriculum vastissimo di difficile sintesi, a meno di volersi rassegnare ad un taglio netto di informazioni significative e sempre fortemente intrecciate fra loro. Che fare? Raccogliendo il suggerimento di alcuni colleghi, ho pensato che forse la cosa più semplice e probabilmente la più produttiva era quella di intervistare il prof. Marcello, così l’ho raggiunto tramite WhattsApp.
Professore buonasera e intanto grazie per avere accettato di rispondere alle nostre domande.
Fra due anni ne saranno trascorsi 20 dalla presentazione del Progetto di Attività Motoria Integrale, che porta la sua firma e quella di altri suoi colleghi cagliaritani, presso il Forum internazionale delle buone pratiche per l’anno europeo dell’educazione attraverso lo sport. Era il 2004, sembra passato un secolo. Cosa è cambiato nel frattempo?
Paolo Masia, Alessandro Donati ed io siamo un po’ più vecchi e abbiamo vissuto vicende, note o meno note che hanno messo a dura prova la nostra resilienza. Non abbiamo interrotto la nostra attività o se preferite il nostro attivismo, su versanti legati ovviamente alle scelte individuali di ciascuno di noi.
Il progetto Attività Motoria Integrale per la scuola elementare sarebbe ancora valido e attuabile oppure è ormai obsoleto e andrebbe riscritto?
Guardi le confesso che penso spesso a questo aspetto. Tutte le scienze sono in continua evoluzione, le neuroscienze ci forniscono sempre più informazioni su come apprendiamo e sopratutto su come apprendono i “cuccioli” della nostra specie. Ma l’impostazione dell’attività Motoria Integrale è plastica, non siamo di fronte alla Psicomotricità, con tutto il rispetto che è giusto nutrire per questa metodologia. I nativi digitali e gli attuali baby touch sono molto recettivi e svegli ma l’esplorazione dell’ambiente circostante non ha perso neppure un millesimo della sua importanza. Le esperienze motorie, il vissuto motorio, l’esplorazione multilaterale delle abilità, sono ancora il fulcro fondamentale della crescita umana.
La legge n. 234/2021 ha previsto l’introduzione dell’attività motoria nelle classi quinte, a decorrere dall’a.s. 2022/23, nelle classi quarte a decorrere dall’a.s. 2024/25 e per le altre a seguire. L’iniziativa è partita dalla sottosegretaria allo Sport Valentina Vezzali. È un passo importante che va nella direzione tracciata anche grazie ai vostri studi.
Lo è di sicuro e speriamo che in futuro possa essere potenziata ulteriormente, se mi posso permettere un appunto, io sarei partito dalla prima elementare, dai più piccoli. Non vorrei che la scelta fosse dettata dai modelli: per i bambini più grandicelli c’è il riferimento delle attività sportive codificate. Come al solito si tende a negare il patrimonio di studi e di approfondimenti che riguardano la motricità infantile, che nel nostro paese non è secondario ed è ben distinto dall’avviamento allo sport. Ma se l’iniziativa procede va bene anche così.
Leggo che lei fa parte dal Consiglio Direttivo dell’Associazione ScienzaSocietàScienza che organizza il Cagliari Festival Scienza, da quasi 15 anni. La sua città è un’isola felice? Le scienze Motorie sono perfettamente integrate nel contesto generale delle scienze?
Mi piacerebbe dire che questo è vero, ma purtroppo non è esattamente così. Siamo probabilmente molto più avanti rispetto ad altre città, ma ho capito ormai da tempo che non devo mai dare niente per scontato, quotidianamente è necessario ribadire l’importanza degli studi che riguardano il nostro ambito. È facile confondere il movimento creativo, la motricità che plasma le intelligenze con i fenomeni dello sport agonistico che hanno anch’essi una precisa dignità scientifica ma che, come ho anticipato poco fa, sono altra cosa. Nell’immaginario collettivo tutto viene confuso e banalizzato. Se cercate sul web notizie riguardanti la legge 234 di cui parlavamo prima, troverete molti post che parlano esplicitamente di sport nella scuola elementare.

L’ISEF è stata la sua prima esperienza formativa, poi dopo aver insegnato per dieci anni all’ISEF di Torino, ha aggiunto alla sua formazione personale tanti percorsi a carattere universitario: la laurea quadriennale in SM (vecchio ordinamento), il Master di 2° Livello, la laurea Magistrale in Scienze e Tecniche dello Sport. Tutti traguardi ottenuti con lode. Può riassumere il suo pensiero sull’ISEF e sui Corsi di Laurea, anche in considerazione del fatto che ha insegnato a contratto in diversi atenei.
La prima fase dei Corsi di Laurea, immediatamente dopo la loro istituzione è stata di ottimo livello. Alla professionalità dei docenti provenienti dall’esercizio della professione si è aggiunta la vocazione e la consuetudine alla ricerca degli universitari. In quel momento i migliori accademici si misero in gioco insegnando in Scienze Motorie. Pian piano i più titolati hanno, legittimamente, seguito la propria carriera universitaria nelle specializzazioni mediche. I docenti di provenienza ISEF come me, sono stati gradatamente espunti dall’insegnamento a contratto e nessun concorso per ricercatore o docente associato, salvo poche eccezioni, è stato reso disponibile. Non credo che sia il caso di aggiungere altro perché il risultato è sotto gli occhi di tutti.
Il mio percorso è stata una scelta indipendente da qualunque possibile prospettiva. Ho discusso la tesi del Master in Valutazione Funzionale con Carmelo Bosco, un anno prima della sua morte, e quella di laurea Magistrale con Carlo Vittori. Con entrambi avevo già una relazione interpersonale ricorrente. È stata per me un’ulteriore e importante opportunità di confronto.
Prima dell’avvento dei corsi di Laurea, la Scuola dello Sport del CONI aveva un ruolo centrale non solo nella formazione degli operatori ma anche nella ricerca applicata allo sport. La “Ricerca di Cagliari” ha costituito un paradigma fondamentale nello studio delle capacità motorie, e il libro La Valutazione nell’Avviamento allo Sport (Donati, Lai, Marcello, Masia 1994), che scaturì dalla prima fase di quello studio, è presente nella libreria di qualunque operatore sportivo che abbia non meno di 40 anni. Come nacque l’idea di quello studio, ritenete di aver conseguito gli obiettivi prefissati?
L’idea di uno studio fu di Sandro Donati, in seguito alla vicenda del “salto allungato” dei mondiali romani del 5 settembre 1987, fu allontanato dalla federazione di Atletica e destinato alla Divisione Centri Giovanili del CONI. Sia Paolo Masia, che era il Coordinatore Tecnico del CONI provinciale, che io eravamo amici di Donati, pensammo quindi di invitarlo alla fase finale della nostra “Attività Intercentri” ispirata alla Multilateralità Estensiva e Mirata. Sandro non si fece pregare e quando vide la nostra Attività ci propose di avviare uno studio. Ci confidò che a breve il CONI gli avrebbe affidato la guida della Divisione Ricerca della Scuola dello Sport e che il Direttore della stessa sarebbe stato Pasquale Bellotti.
Abbiamo raggiunto gli obiettivi prefissati? Imparammo a fare ricerca, con noi in squadra c’era anche Alberto Madella. Tutto era sottoposto ad una continua azione di verifica con procedure statistiche estremamente rigorose. Ogni nuovo indicatore doveva superare le diverse procedure di validità esterna ed interna. Imparammo che i risultati sono sempre molto variegati, complessi da interpretare, che i trend talvolta sono nitidi ma più spesso non lo sono.
La seconda fase del vostro studio prevedeva un confronto longitudinale fra le proposte di alcuni centri federali e un gruppo di controllo “multilaterale” oltre al gruppo dei sedentari. Non ci fu un vero “vincitore” se non ricordo male.
Abbiamo seguito i tre gruppi per un solo anno, bambini di 10 – 11 anni, il crocevia verso un percorso sempre più mirato di specializzazione sportiva. Come accade spesso nelle ricerche longitudinali che studiano variabili comportamentali i gruppi sperimentali mostrarono un andamento complesso. L’area coordinativa si rivelò la più sensibile al miglioramento ma alcune capacità coordinative come la Fantasia Motoria e la Combinazione Motoria mostrarono progressi particolarmente significativi sopratutto nei gruppi multilaterali.
Per quale motivo non proseguiste lo studio longitudinale negli anni successivi?
Mancanza di fondi e sovraccarico da stress dei ricercatori.
Un’altra pagina importante della sua attività è il progetto Con-i Giovani, quasi tutto lo staff cagliaritano era coinvolto, con lei e Masia a guidarli. Fu data alle stampe per la Società Stampa Sportiva di Roma nella Collana di Scienze applicate all’avviamento allo sport, “La Nuova Guida Tecnica dei CAS”. Tuttavia il progetto non è decollato come forse il CONI sperava.
Non so sinceramente se il CONI sperava che il progetto decollasse. Certamente noi abbiamo fatto di tutto perché funzionasse, così come il MdS Fabio Canaccini, Fabrizio Pellegrini, Maurizio Cevoli, Alberto Buonaccorsi e Giorgio Carbonaro. Non ho mai capito quale parte del CONI lo ha osteggiato. Purtroppo non ero così addentro per conoscere questi risvolti. Resta la soddisfazione di avere varato un progetto completo e capillare che meritava ben altra sorte. La Guida Tecnica era uno strumento molto attento agli aspetti pratici. Gli altri punti di forza erano l’Attività Intercentri e l’Osservatorio delle Capacità Motorie. Nella prima spendemmo tutta l’esperienza maturata con l’Attività Motoria Integrale, l’Osservatorio era un gioiello sul piano organizzativo con la piattaforma e il software curati da Alberto Buonaccorsi. Ripeto tutto il progetto meritava molto di più.
Lei è stato l’ultimo presidente provinciale del CONI della sua città, poi hanno chiuso definitivamente tutti i comitati provinciali, che esperienza è stata? Perchè il CONI ha rinunciato alla presenza capillare sui territori?
La mia candidatura era necessaria, dovevamo garantire continuità della nostra azione. Da parte della presidenza del CONI regionale c’era invece la volontà di “occupare” il provinciale facendo eleggere un presidente “gestibile” e quindi condizionare tutta l’attività bloccando l’autonomia e la capacità progettuale dei singoli comitati provinciali. In passato il CONI regionale e i C.P. viaggiavano in totale sinergia. Erano gli anni di Andrea Arrica e di Paolo Racugno. Non è certo un caso se la nostra ricerca si è sviluppata durante la loro presidenza.
La sua elezione quindi è stata una specie di battaglia?
Sono stato eletto al secondo ballottaggio dopo due pareggi, vi erano due schieramenti contrapposti, si la battaglia è stata durissima, ho dovuto imparare ad organizzare strategie dal punto di vista politico. In realtà ho capito che un po’ di attitudine ce l’avevo.
Dopo la mia elezione il Comitato ha proseguito a viaggiare a ritmi sostenuti: una ventina di progetti all’anno, tutte le scuole di ogni ordine e grado coinvolte, territori dimenticati venivano aiutati e valorizzati, ci impegnammo con una presenza costante nei GAL, cercammo di coniugare lo sport agonistico e no con le potenzialità turistiche delle diverse zone, quelle costiere, l’entroterra. Tutto spazzato via, volutamente….
Proprio in quegli anni è uscito il suo libro sulla coordinazione motoria e la collaborazione con la rivista Focus….
Si, purtroppo gli impegni di lavoro e quelli con il CONI non mi hanno permesso di promuovere il libro sulla Coordinazione come meritava. La collaborazione con Focus è scaturita proprio in seguito alla pubblicazione del libro. Un editorialista free Lance, Franco Teruzzi doveva mettere a punto una serie di consigli pratici per consentire ai lettori di autovalutare rapidamente le loro Capacità Motorie, avevo da poco presentato il libro sulla coordinazione agli studenti di Foggia. Dario Colella, coordinatore dei corsi e mio carissimo amico, promozionò sul web il mio lavoro, in seguito fui contattato da Teruzzi.. È stata un’operazione che mi ha dato molta visibilità. Ci sarebbe ancora tanto da fare, da scrivere e da studiare, chissa!
Non pensa di poter contribuire ancora sul versante scientifico?
Se avessi trovato dei giovani desiderosi di imparare e di approfondire forse si, non mi è stata data questa possibilità perché il mio coinvolgimento in ambito universitario è stato molto frammentato, anche se complessivamente ho maturato più di quindici anni di di insegnamento, tutto è avvenuto in realtà differenti: Cagliari, Foggia, Tor Vergata, la telematica San Raffaele… è andata così, adesso voglio fare cose che mi piacciono, mi rilassano e mi divertono. Credo però di poter dare ancora molto e qualche proposta interessante forse c’è ….
Come scrivere romanzi! La ragazza di Nola ha segnato il suo esordio in ambito narrativo, ci sarà un secondo romanzo?
Penso che ci sarà un bis, ma devo dire che La ragazza di Nola era dentro di me da tempo, il lockdown ha avuto un ruolo maieutico nel farlo emergere. In questo momento sono concentrato su altre cose, tra cui fare il nonno che è un bel mestiere, se vivrò abbastanza avrò un’altra chance come narrattore.
Glielo auguriamo di cuore. Parliamo ora della sua attività di docente, negli ultimi cinque anni di insegnamento nella scuola secondaria di secondo grado ha coordinato il Liceo Scientifico Sportivo del Convitto Nazionale di Cagliari. Il MIUR invitandola a relazionare al Convegno di Montecatini nel 2017, ha sancito uno status di eccellenza nazionale per il vostro liceo, ci può riassumere le caratteristiche più importanti dell’offerta formativa.
Ho pensato subito che al Liceo Sportivo potevo dare il mio contributo personale, frutto delle attività extrascolastiche che ho sempre portato avanti. Fino ad allora far convivere le esperienze sportive con ciò che richiede la scuola era stato per me molto complicato.
In sintesi le caratteristiche del curricolo erano queste:
– alternanza di sport individuali e di squadra secondo un piano pluriennale che prevedeva almeno due sport individuali e di squadra differenti nel corso dei cinque anni
– l’attivazione all’interno della scuola di un laboratorio di valutazione motoria dotato di apparecchiature idonee alla valutazione delle performances
– l’utilizzo del laboratorio sia in orario curricolare che extracurricolare (nei percorsi PCTO ex alternanza scuola – lavoro)
– l’organizzazione ricorrente di incontri con esperti di livello nazionale sulle tematiche legate al mondo dello sport e delle scienze collegate al movimento
– la partecipazione ai Giochi Sportivi Studenteschi, privilegiando le attività praticate nel curricolo
Quanto di tutto ciò secondo lei, è trasferibile in altri istituti che non contemplano l’indirizzo sportivo?
I docenti di Scienze Motorie hanno quasi tutti una rapportazione costante con il mondo sportivo, sono potenzialità che la scuola dovrebbe sfruttare meglio e credo comunque che dovrebbe essere l’Istituzione scolastica a valorizzare maggiormente questa risorsa. Penso tuttavia che questa considerazione non riguardi solo la mia disciplina, il contatto con il mondo reale, le prospettive e le motivazioni dei ragazzi sono spesso veicolate dall’azione di un docente appassionato che, senza essere troppo invasivo, riesce ad aprire ai suoi alunni lo scenario della vita, filtrandolo attraverso il suo vissuto.
Lo sport scolastico dovrebbe avere un’attenzione superiore a quella ricevuta fino ad ora. I numeri dell’attività sportiva scolastica sono importanti e la capacità di coinvolgimento è talvolta maggiore rispetto alle proposte federali. Se ne parla troppo poco, molte persone lontane dalla scuola pensano che queste iniziative appartengano al passato, ma la scuola con le sue iniziative continua ad avere un ruolo fondamentale nel reclutamento per le società sportive.
Claudia Morani